Anneo Floro - De Tito Livio Epitomae bellorum omnium annorum DCC Libri IV

introduzione


Le notizie biografiche su questo storico sono scarse: forse fu il letterato, amico dell'imperatore Adriano, che allontanatosi da Roma durante il regno di Domiziano, fu maestro di scuola in Spagna.

Alla sua opera storica fu posto il titolo di De Tito Livio Epitomae bellorum omnium annorum DCC Libri IV, un compendio della storia militare romana.

citazione

Purg.20, 116 - 117


A proposito dell' avidità del triumviro Crasso e della sua terribile fine durante la guerra partica (53 a C.) Floro riporta il seguente racconto nel libro III, 11 delle sue Epitome.

'La cupidigia del console Crasso, che bramava l'oro partico, fu punita con la strage di undici legioni e con la sua stesa morte. Crasso aveva violato gli accordi esistenti con i Parti e gli dei vendicatori dei patti aiutarono le insidie dei nemici.

L'esercito romano, abbandonato l'Eufrate, giunse a Carre, dove i nemici lo distrussero. Prima di essere ucciso Crasso dovette vedere morire suo figlio la cui testa mozzata gli fu mostrata con scherno.

Anche al comandante furono poi mozzate la testa e la mano destra ed egli fu oggetto di ludibrio, non inopportuno. Infatti fu gettato oro liquido nell'apertura della sua bocca affinché, come il suo animo era sempre stato arso dalla cupidigia del prezioso metallo, così anche il suo corpo, morto ed esangue, ne fosse bruciato.'

'Caput eius recisum cum dextera manu ad regem (Orode) reportatum ludibrio fuit, neque indigno. Aurum enim liquidum in rictum oris infusum est, ut cuius animus arserat auri cupiditate, eius etiam mortuum et exangue corpus auro ureretur.'

Torna alle fonti

↑ Torna su ↑