Il profeta Ezechiele, di stirpe sacerdotale, fu condotto a Babilonia nella deportazione del 597 e visse sul Kebar in una colonia di esuli. Il suo ministero profetico iniziò con la terribile teofania divina e proseguì con l'annuncio del compimento delle minacce e delle promesse di Dio al suo popolo: la caduta di Gerusalemme, l'esilio, la fedeltà, la liberazione, il regno del Messia.
Dante, nel Canto XXIX del Purgatorio, ha ben presente il libro di Ezechiele, che cita quale fonte insieme all'apocalisse di Giovanni (vv. 100 - 105) poiché su entrambi basa gli elementi della sua allegoria.
Purg.29, dal Prologo del Libro di Ezechiele
Io guardavo, ed ecco un vento tempestoso avanzarsi da settentrione, una grande nube che splendeva tutt'intorno, un fuoco da cui guizzavano bagliori. Nel mezzo apparve la figura di quattro viventi, il cui aspetto era il seguente, Presentavano sembianza umana, ma ciascuno aveva quattro facce e quattro ali ... Ora guardando io quei viventi vidi che sul terreno v'era una ruota a fianco di tutt'e quattro. La loro circonferenza era di grande altezza ed i cerchioni di tutt'e quattro erano costellati di occhi tutto all'intorno ....
Allora una voce si udì dal firmamento che era sul loro capo. E sul firmamento apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono, e su questa specie di trono una figura in sembianze d'uomo ... Questa visione era come l'immagine della gloria del Signore.
Dalla storia simbolica delle relazioni fra Dio e Gerusalemme (16, 15 - 34):
Ma tu (Gerusalemme), fidando nella tua bellezza, e valendoti della tua fama, ti sei messa a fornicare, presentando te stessa ad ogni passante e fosti sua ... Facevi tutte le azioni degne di una meretrice sfacciata.
17, 1 - 10: Parabola delle due aquile e della vite. (17, 24)
Il Signore fa inaridire l'albero verde e riveste di fronde l'albero secco.