Trattato composto dal 1304 al 1307, composto da quattro capitoli, uno iniziale e tre a commento di altrettante canzoni dottrinali.
Dante difende la sua fama dalle accuse e dall'immeritato esilio, e vuole far partecipe della cultura un vasto pubblico che, non conoscendo il latino, non può conoscere la filosofia e la verità. Per questo egli scrive in volgare.
Purg.27, Convivio Trattato quarto, XXII (11 - 12)
11. Quello del pratico si è operare per noi virtuosamente, cioè onestamente, con prudenza, con temperanza, con fortezza e con giustizia; quello de lo speculativo si è non operare per noi, ma considerare l’opere di Dio e de la natura. E questo [come] quell’altro è nostra beatitudine e somma felicitade, sì come vedere si può; la quale è la dolcezza del sopra notato seme, sì come omai manifestamente appare, a la quale molte volte cotale seme non perviene per male essere coltivato, e per essere disviata la sua pullulazione.
12. E similemente puote essere per molta corr[e]zione e cultura; chè là dove questo seme dal principio non cade, si puote inducere [n]el suo processo, sì che perviene a questo frutto; ed è uno modo quasi d’insetare l’altrui natura sopra diversa radice. E però nullo è che possa essere scusato; chè se da sua naturale radice uomo non ha questa sementa, ben la puote avere per via d’insetazione. Così fossero tanti quelli di fatto che s’insetassero, quanti sono quelli che da la buona radice si lasciano disviare!