I 15 libri, composti dal 2 all'8 d.C.,costituiscono un grande poema epico in esametri che raggruppa una serie di storie indipendenti, accomunate da uno stesso tema: la trasformazione, la dotta ricerca della cause, l'amore nell'universo del mito.
L'opera già ben nota in età carolingia godrà di grande fortuna nei secoli XII e XIII, definiti per questo aetas ovidiana.
Tra le circa 250 vicende narrate nel corso del poema, alcune sono esplicitamente ricordate nel Purgatorio dantesco come exempla morali o con intento descrittivo.
Purg. 17, Metamorfosi vv. 667 - 674 Metamorfosi di Progne, Filomela e Tereo. Per il riassunto vedi Canto IX.
Corpora Cecropidum pennis pendere putares:
pendebant pennis! Quarum petit altera silvas,
altera tecta subit; neque adhuc de pectore caedis
excessere notae, signataque sanguine pluma est
Ille dolore suo poenaeque cupidine velox
vertitur in volucrem, cui stant in vertice cristae,
prominet inmodicum pro longa cuspide rostrum:
nomen epops volucri, facies armata videtur.
“Diresti che i corpi delle discendenti di Cècrope si librino su delle ali: si librano su delle ali!
Una, si dirige verso il bosco; l'altra s'infila sotto il tetto, e dal suo petto ancora non sono svaniti i segni dello scempio: ha uno spruzzo di sangue sulle piume.
Tereo, correndo veloce per il dolore che lo attanaglia e per la sete di vendetta, si trasforma in un uccello che ha una cresta dritta sul capo e uno smisurato becco che sporge come una lunga lancia. Upupa è il nome di questo uccello; a vederlo sembra armato.”