Già Girolamo e Agostino tennero in grande considerazione l'opera di Virgilio (70-19 a C.).
L'interpretazione cristiana della IV Egloga, riletta come un simbolico annuncio dell'avvento del Redentore, creò un filone della cultura medioevale che trasformò Virgilio in un sapiente, un mago, un profeta. La sua opera potè così essere interpretata in senso allegorico.
L'Eneide, poema epico in 12 canti, racconta la leggenda di Enea dall'ultimo giorno di Troia sino alla vittoria e alla fusione di Troiani e Latini in un unico popolo.
Dante legge i personaggi virgiliani come simboli di vizi e di virtù, come esempi di comportamento di fronte alle prove a cui la divinità li sottopone.
Soprattutto il libro VI, quello del viaggio di Enea nel regno di Plutone, gli fornisce immagini e situazioni da trasportare quasi identiche nell'oltretomba cristiano.