La designazione di Dolce stil novo risale a Dante nel Purgatorio (XXIV, 57) che riconobbe iniziatore e maestro in Guido Guinizelli (Purgatorio XXVI, 97 - 99). Non vi è dubbio che la costruzione di questa poesia (manifesto della njuova scuola poetica) sia altamente raffinata ed impostata alla gentilezza, come sentimento e come parola (vedi quante volte si ripete l'aggettivo gentil). (Rempaira = ripara)
Purg.26, 97 - 99, Rime, Al cor gentil rempaira sempre amore
Al cor gentil rempaira sempre amore
come l'ausello in selva a la verdura;
né fe' amor anti che gentil core,
né gentil core anti ch'amor, natura:
ch'adesso con' fu 'l sole,
sì tosto lo splendore fu lucente,
né fu davanti'l sole;
e prende amore in gentilezza loco
così propiamente
come calore in clarità di foco.
Foco d'amore in gentil cor s'aprende
come vertute in petra preziosa,
che da la stella valor no i discende
anti che 'l sol la faccia gentil cosa;
poi che n'ha tratto fòre
per sua forza lo sol ciò che li è vile,
stella li dà valore:
così lo cor ch'è fatto da natura
asletto, pur, gentile,
donna a guisa di stella lo 'nnamora.
Amor per tal ragion sta 'n cor gentile
per qual lo foco in cima del doplero:
splendeli al su' diletto, clar, sottile;
no li stari' altra guisa, tant' è fero.
Così prava natura
recontra amor come fa l'aigua il foco
caldo, per la freddura.
Amore in gentil cor prende rivera
per suo consimel loco
com' adamàs del ferro in la minera.
Fere lo sol lo fango tutto 'l giorno
vile reman, né 'l sol perde calore;
dis' omo alter: "Gentil per sclatta torno";
lui semblo al fango, al sol gentil valore:
ché non dé dar om fé
che gentilezza sia fòr di coraggio
in degnità d'ere'
sed a vertute non ha gentil core,
com' aigua porta raggio
e 'l ciel riten le stelle e lo splendore.
Splende 'n la 'ntelligenzia del cielo
Deo criator più che 'n nostr'occhi 'l sole:
quella intende suo fattor oltra cielo,
e 'l ciel volgiando, a Lui obedir tole,
e consegue, al primero,
del giusto Deo beato compimento:
così dar dovria, al vero,
la bella donna, poi che 'n gli occhi splende
del suo gentil talento,
che mai di lei obedir non si disprende.
Donna, Deo mi dirà: "Che presomisti?",
siando l'alma mia a Lui davanti.
"Lo ciel passasti e 'nfin a Me venisti
e desti in vano amor Me per semblanti:
ch'a Me conven le laude
e a la reina del regname degno, per cui cessa onne fraude".
Dir Li porò: "Tenne d'angel sembianza
che fosse del Tuo regno;
non me fu fallo, s'eo li posi amanza".